IL BELVEDERE
In origine questo gioiello di architettura era nel palazzo di città del Barone Franchetti in via Emilia S. Stefano a Reggio Emilia .
Da questo ” osservatorio ” posizionato proprio sul confine delle mura cittadine oltre le quali allora si estendeva la campagna aperta, non ancora aggredita dalle costruzioni che oggi la invadono, il Barone riusciva a vedere ” il suo Cavazzone “.
Quando negli anni ’30 del secolo scorso gli eredi del Barone misero in vendita la proprietà , l’area del parco venne lottizzata.
Il Belvedere insisteva su di un lotto in cui avrebbe dovuto sorgere una villetta. Il compratore di tale lotto, cercando di liberare l’area per costruirvi la sua abitazione, mise in vendita questa struttura in ghisa e ferro , disponibile anche , in mancanza di compratori, a darla da rottamare.
Fortunatamente Eugenio Terrachini che da oltre dieci anni aveva acquistato il Cavazzone, lo rilevò e lo fece trasportare e ricostruire accanto allo chalet.
Da ricerche fatte, sembra che il progetto della struttura sia stato fatto dall’arch. Alessandro Sidoli per una villa della Valsassina dove non venne mai realizzato.
Si pensa che tale disegno sia in seguito stato acquistato dalla ditta Usine Carré di Parigi (da cui il Barone aveva fatto realizzare le altre strutture in ferro e ghisa presenti a Cavazzone e nelle sue proprietà in Italia) e per lui realizzato per il parco del suo palazzo di città.
Da allora questa leggiadra ed elegante architettura rappresenta il simbolo del Cavazzone ed un punto di riferimento per tutto il territorio circostante.

